ACCADEMIA ITALIANA DELLA VITE E DEL VINO
Storia della vite e del vino in Friuli e a Trieste (a cura di Enos Costantini), Storia regionale della Vite e del Vino in Italia, IX, Udine
, FORUM Editrice, 2017
(a pagine 539-701)
STORIA DELLA VITE E DEL VINO IN PROVINCIA DI TRIESTE
Il primo tentativo di sintesi delle vicende legate alla viticoltura e all'enologia in provincia di Trieste, dalle notizie sul Pucino, al secondo dopoguerra.
Dalla Premessa:
"Quando è il mar tempestoso, lo spruzzo dell'onde bagna le viti" scriveva nel 1764 Antonio Zanon,
dando una connotazione tutta particolare alla viticoltura dei luoghi, che la rendeva così diversa da quella del Friuli, ma allo stesso
tempo così interessante dal punto di vista agronomico.
Scrivere la storia della vite e del vino in provincia di Trieste è però opera ardua, perché è opinione comune che la viticoltura abbia avuto qui
origini remote, ma che non abbia mai dato luogo, eccezion fatta per i richiami più antichi e abusati, quelli relativi al Pucino, a produzioni
di eccellenza meritevoli di studio ed esposizione.
L'analisi della documentazione relativa al medioevo e all'età moderna rivela invece una vitalità inaspettata, con un'economia in cui la viticoltura
rivestiva un ruolo assolutamente centrale. Il prodotto di quell'attività diventerà così importante da dar luogo, nel corso del Cinquecento, a brillanti
operazioni di marketing legate a un vino, così noto da giustificare da solo il presente lavoro: il Prosecco.
La proclamazione del Portofranco, nel 1719, e la crescita esponenziale dell'Emporio tracceranno un solco profondo in questa tradizione, catalizzando
tutto l'interesse sul porto e sul commercio marittimo e relegando la viticoltura ad attività secondaria sempre più marginale.
È piuttosto emblematico che, già a distanza di un secolo, si guardasse al passato agricolo con commiserazione:
"Se Carlo VI non volgeva le sue cure alla
creazione della mercantile industria degli austriaci suoi stati [...] Trieste starebbe ancora [...] nell'antica sua patriarcale mediocrità, ed in questo
suolo, ove trafficossi in pochi anni un emporio d'immensa ricchezza, stagnerebbesi ancora nell'acqua marina, o coltiverebbersi quelle poche vigne, che
col prodotto di scarso sale e di scarso vino costituirebbero tutta la ricchezza e tutta la industria di quattro o cinque mila abitanti" (Rossetti 1815, 208);
e che in seguito si facesse strada l'idea che prima della proclamazione del Portofranco la città fosse stata in realtà solo un "piccolo borgo di
pescatori", concetto nato a Venezia nel Settecento come forma di dileggio delle nascenti attività portuali e purtroppo ancora oggi largamente
condiviso.
Tre secoli sono stati perciò sufficienti a far sì che di quelle tradizioni, non disprezzabili come vedremo, si fosse perso quasi il ricordo.
Questo primo tentativo di sintesi, necessariamente imperfetto vista la complessità del problema e l'abbondanza del materiale documentario,
spero possa contribuire a ridestare interesse sull'argomento e ad accrescere la consapevolezza che i brillanti risultati conseguiti dalla vitivinicoltura
attuale sono in realtà il frutto di tradizioni antiche e consolidate.